sabato 9 aprile 2011

Marcel Proust - Alla ricerca del tempo perduto






































Il sole s'era nascosto. La natura ricominciava a regnare nel Bois, dal quale era dileguata l'idea che potesse essere quello il Giardino elisio della Donna; al di sopra del mulino fittizio il cielo reale era grigio; il vento increspava il Grande Lago di minime onde, come un lago; grossi uccelli sorvolavano velocemente il Bosco, come un bosco, e lanciando acuti stridi si posavano uno dopo l'altro sulle grandi querce che sotto la loro corona druidica, e con maestà dodonea, sembravano proclamare il vuoto inumano della foresta sconsacrata, e mi aiutavano a capire meglio la contraddizione insita nel ricercare entro la realtà i quadri della memoria, ai quali mancherebbe comunque l'incanto che acquistano dalla stessa memoria e dal non essere percepiti con i sensi. La realtà che avevo conosciuta non esisteva più. Bastava che Madame Swann non giungesse, identica, nel medesimo istante perché il viale fosse altra cosa. I luoghi che abbiamo conosciuti non appartengono solo al mondo dello spazio dove per semplicità li collochiamo. Essi non erano che una parte esigua del complesso di sensazioni confinanti che formavano la nostra vita d'allora; il ricordo d'una certa immagine non è che il rimpianto d'un certo istante; e le case, le strade, i viali sono, ahimè, fugaci come gli anni.

Un romanzo fantastico quello di Proust, che ci porta indietro nel tempo attraverso i luoghi della memoria; la sua memoria, certo!, ma tale esercizio poi è utile a tutti i lettori. La lettura è difficile. Il romanzo è lungo, tanto che è stato “conveniente” dividerlo in sette parti:
  • Dalla parte di Swann
  • All'ombra delle fanciulle in fiore
  • La parte di Guermantes
  • Sodoma e Gomorra
  • La Prigioniera
  • Albertine scomparsa
  • Il Tempo ritrovato

Pino Cacucci - Ribelli!























Nicola Sacco entra con passo sicuro nella stanza della morte. Guarda uno per uno i volti degli uomini presenti, poi si siede sulla sedia elettrica, fortemente illuminata al centro del locale. Rivolto alla penombra che lo circonda, dice: “Addio moglie mia, figli miei, compagni miei E a voi, signori: buonasera”. Quando finiscono di sistemare la cinghie e il casco metallico, Sacco raccoglie le forze per un ultimo gesto di fierezza, e pronuncia ad alta voce: “Viva l'anarchia!”.
Alle ore 0.13 mister Robert Elliott, il boia, abbassa la leva una prima volta. La scarica da 1800 volt attraversa il corpo del condannato, facendolo sussultare, Quando Elliott alza la leva, Nicola Sacco è ancora vivo. Una seconda scarica da 2000 volt lo finisce. Il cadavere viene adagiato su una barella nascosta da un paravento.
Fanno entrare Bartolomeo Vanzetti. Ha un sorriso sinistro sulle labbra, e avanza a testa alta. Prima che lo leghino, stringe la mano ai guardiani e dice, con voce ferma e chiara: “Voglio ribadire che sono innocente. Ho commesso i miei peccati, ma mai un delitto. Ringrazio tutti quelli che si sono battuti per dimostrare la mia innocenza”. Mentre gli calano il casco sul capo, aggiunge: “Desidero perdonare le persone che mi stanno facendo questo”. Alle ore 0.21 Elliott abbassa la leva. La scarica è di “soli” 1400 volt. Il corpo di Bartolomeo Vanzetti si inarca per tre volte. È ancora vivo. Seconda scarica. Dopo uno spasimo che ai testimoni sembra interminabile, il condannato cessa di vivere. L'unico giornalista presente, Playfair dell'Associated Press, è sconvolto, e scrive sul suo taccuino: “Perché immettere una corrente così bassa, quando si poteva risparmiare questa raccapricciante sofferenza?”.
Si è appena conclusa una delle più controverse vicende della storia giudiziaria statunitense, durata sette anni e destinata a sollevare sdegno e proteste per molti decenni.

“Ribelli!” di Pino Cacucci è un libro emozionante. Raccoglie tredici storie di ordinario utopismo, che non è quell'utopismo che vuole cambiare il mondo; durante la lettura del libro, però, ti senti anche tu un inguaribile utopista, e ti ecciti perché vorresti esserci tu al posto di quei protagonisti le cui azioni e parole gli hanno consentito di essere dei piccoli grandi e, senz'altro, morire col cuore pieno d'orgoglio. Le tredici storie s'intitolano:
  1. Silvio, Iris e Adriano
  2. Quico
  3. Un debito dimenticato
  4. Mimma
  5. Tamarita
  6. Il Serpente Nero
  7. Sarà una risata...
  8. Alexandre-Marius Jacob, il vero Arsenio Lupin
  9. Nicola & Bartolomeo
  10. Argo l'Ardito
  11. Jack e Pancho
  12. Tupac Amaru
  13. Jim