domenica 6 maggio 2012

Gustave Flaubert - Madame Bovary

- Dove va il signore? - chiese il cocchiere.
- Dove vuoi! - disse Léon spingendo Emma nella carrozza.
E la pesante vettura si avviò.
Prese giù per la Rue Grand-Pont, attraversò la Place des Arts, il Quai Napoléon, Pont Neuf e si fermò di colpo davanti alla statua di Pierre Corneille.
- Avanti! - gridò una voce di dentro. La carrozza ripartì e, dopo l'incrocio La Fayatte, lasciandosi portare dalla discesa, entrò al gran galoppo nella stazione ferroviaria.
- No, a diritto! - gridò la stessa voce.
La carrozza uscì dai cancelli e, poco dopo, arrivata sul corso, ricominciò a andare lentamente al trotto, tra i grandi olmi. Il cocchiere si asciugava la fronte, si mise il cappello di cuoio tra le gambe e la guidò fuori dai viali laterali, sul bordo dell'acqua, vicino al prato.
Andò lungo il fiume, sulla strada alzaia acciottolata a secco e, ancora avanti, dalla parte di Oyssel, al di là delle isole.
Ma all'improvviso la carrozza partì di slancio attraverso Quatremares, Sotteville, la Grande-Chaussée, la Rue d'Elbeuf e fece la terza fermata davanti al Jardin des Plantes.
- Avanti, avanti! - gridò la voce ancor più infuriata.
E riprendendo subito la corsa, la vettura passò per Saint-Sever, per il ponte, quindi per Place du Champs-de-Mars e dietro i giardini dell'ospizio dove qualche vecchio vestito di nero passeggiava al sole lungo una terrazza tutta verde di edera. Risalìil Boulevard Bouvreuil, percorse il Boulevard Cauchoise, poi tutto il Mont-Riboudet fino alla collina di Deville.

domenica 9 ottobre 2011

Anne Frank - Diario



























Mercoledì 13 gennaio 1943

Cara Kitty,
questa mattina sono stata di nuovo disturbata da diverse cose e quindi non sono riuscita a concludere niente. Abbiamo una nuova occupazione, e cioè riempire sacchetti di sugo d'arrosto (in polvere). Questo sugo è prodotto dalla Gies & Co. Il signor Kugler non riesce a trovare nessuno che gli faccia questo lavoro e se lo facciamo noi costa anche molto meno. È uno di quei lavori che anche i carcerati vengono costretti a svolgere, è stranamente noioso e ti fa girare la testa e ridere.
Fuori è tremendo. Giorno e notte quella povera gente viene portata via con uno zaino soltanto e un po' di denaro che comunque gli vengono poi rubati durante il tragitto. Le famiglie sono divise, uomini, donne e bambini vengono separati. Ci sono bambini che tornando da scuola non trovano più i genitori, donne che fanno la spesa e, quando tornano, trovano la casa sigillata e la famiglia scomparsa. Anche i cristiani olandesi cominciano ad avere paura, i loro figli vengono mandati in Germania. Tutti hanno paura. Ogni notte sopra i Paesi Bassi passano centinaia di aerei che raggiungono le città tedesche e rivoltano la terra con le loro bombe e ogni ora in Russia e in Africa cadono centinaia, addirittura migliaia di persone. Nessuno riesce a tenersi fuori. Tutta la Terra è in guerra, e anche se gli Alleati se la cavano già meglio non si vede ancora una fine.

sabato 9 luglio 2011

Eugenio Montale - Meriggiare pallido e assorto...



Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.

Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.

Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
m entre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.

sabato 18 giugno 2011

Ernesto Che Guevara - America Latina
























Il libro America Latina - Il risveglio di un continente edito da Feltrinelli è una raccolta di appunti e discorsi di quell'invidiabile spirito rivoluzionario che fu Ernesto Guevara detto "Che". Il primo brano che propongo è una delle tante speculazioni antiamericane che si ritrovano dappertutto negli scritti e nei discorsi di Che Guevara. Aveva ragione, proprio tanta ragione ad avercela con l'imperialismo statunitense e i suoi monopoli. Guardate il mondo di oggi! Siamo noi, cittadini-consumatori che rendiamo possibile la sopravvivenza artistica di personaggi come Lady Gaga, Rihanna e compagnia bella. Siamo ancora noi che ci vestiamo in serie t-shirt, shorts e Converse; che pendiamo dalle labbra di Steve Jobs per sentire le ultime novità tecnologiche che crediamo ci cambieranno la vita; che facciamo la coda ai McDonald's pagando un menù cancerogeno lo stesso prezzo di pizza e birra; che beviamo più Coca Cola che acqua; che diciamo: «l'inglese è più musicale!».
Qualcuno ci salvi! Qualcuno scateni una rivoluzione culturale, perché di questo tipo di rivoluzione c'è bisogno oggi.
Il secondo brano che posto sotto, è invece una lettera che Ernesto scrive da un carcere messicano ai suoi genitori in Argentina. Le poche righe della missiva sono molto belle perché denotano una grande forza d'animo e una passione per la rivoluzione che sono solo da invidiare.

domenica 1 maggio 2011

Bertolt Brecht - Vita di Galileo











































ANDREA Ma allora, perché avete abiurato?
GALILEO Ho abiurato perché il dolore fisico mi faceva paura.
ANDREA No!
GALILEO Mi hanno mostrato gli strumenti.
ANDREA Dunque non l'avete meditato?
GALILEO Niente affatto.

Pausa.

ANDREA (forte) La scienza non ha che un imperativo: contribuire alla scienza.
GALILEO E questo, l'ho assolto. Benvenuto allora nella mia sentina, caro fratello di scienza e cugino e cugino di tradimento! Vuoi comprare pesce? Ho pesce! E non è il mio pesce che puzza, sono io. Io svendo, e tu acquisti. O irresistibile potere di questa merce consacrata, il libro! Gli basta guardarlo perché gli venga l'acquolina in bocca e ricacci giù tutti gl'improperi. La grande Babilonia, la scarlatta belva assassina, spalanca le cosce, ed ecco, tutto è cambiato. Santificata sia la nostra congrega di trafficanti, di riverginatori e di tremebondi davanti alla morte!
ANDREA La paura della morte è umana! E le debolezze umane non interessano la scienza.
GALILEO No!... Caro Andrea, anche nella mia attuale condizione mi sento di orientarti un poco su tutto ciò che interessa questa professione di scienziato, cui ti sei legato per l'esistenza.

Breve pausa.


sabato 9 aprile 2011

Marcel Proust - Alla ricerca del tempo perduto






































Il sole s'era nascosto. La natura ricominciava a regnare nel Bois, dal quale era dileguata l'idea che potesse essere quello il Giardino elisio della Donna; al di sopra del mulino fittizio il cielo reale era grigio; il vento increspava il Grande Lago di minime onde, come un lago; grossi uccelli sorvolavano velocemente il Bosco, come un bosco, e lanciando acuti stridi si posavano uno dopo l'altro sulle grandi querce che sotto la loro corona druidica, e con maestà dodonea, sembravano proclamare il vuoto inumano della foresta sconsacrata, e mi aiutavano a capire meglio la contraddizione insita nel ricercare entro la realtà i quadri della memoria, ai quali mancherebbe comunque l'incanto che acquistano dalla stessa memoria e dal non essere percepiti con i sensi. La realtà che avevo conosciuta non esisteva più. Bastava che Madame Swann non giungesse, identica, nel medesimo istante perché il viale fosse altra cosa. I luoghi che abbiamo conosciuti non appartengono solo al mondo dello spazio dove per semplicità li collochiamo. Essi non erano che una parte esigua del complesso di sensazioni confinanti che formavano la nostra vita d'allora; il ricordo d'una certa immagine non è che il rimpianto d'un certo istante; e le case, le strade, i viali sono, ahimè, fugaci come gli anni.

Un romanzo fantastico quello di Proust, che ci porta indietro nel tempo attraverso i luoghi della memoria; la sua memoria, certo!, ma tale esercizio poi è utile a tutti i lettori. La lettura è difficile. Il romanzo è lungo, tanto che è stato “conveniente” dividerlo in sette parti:
  • Dalla parte di Swann
  • All'ombra delle fanciulle in fiore
  • La parte di Guermantes
  • Sodoma e Gomorra
  • La Prigioniera
  • Albertine scomparsa
  • Il Tempo ritrovato

Pino Cacucci - Ribelli!























Nicola Sacco entra con passo sicuro nella stanza della morte. Guarda uno per uno i volti degli uomini presenti, poi si siede sulla sedia elettrica, fortemente illuminata al centro del locale. Rivolto alla penombra che lo circonda, dice: “Addio moglie mia, figli miei, compagni miei E a voi, signori: buonasera”. Quando finiscono di sistemare la cinghie e il casco metallico, Sacco raccoglie le forze per un ultimo gesto di fierezza, e pronuncia ad alta voce: “Viva l'anarchia!”.
Alle ore 0.13 mister Robert Elliott, il boia, abbassa la leva una prima volta. La scarica da 1800 volt attraversa il corpo del condannato, facendolo sussultare, Quando Elliott alza la leva, Nicola Sacco è ancora vivo. Una seconda scarica da 2000 volt lo finisce. Il cadavere viene adagiato su una barella nascosta da un paravento.
Fanno entrare Bartolomeo Vanzetti. Ha un sorriso sinistro sulle labbra, e avanza a testa alta. Prima che lo leghino, stringe la mano ai guardiani e dice, con voce ferma e chiara: “Voglio ribadire che sono innocente. Ho commesso i miei peccati, ma mai un delitto. Ringrazio tutti quelli che si sono battuti per dimostrare la mia innocenza”. Mentre gli calano il casco sul capo, aggiunge: “Desidero perdonare le persone che mi stanno facendo questo”. Alle ore 0.21 Elliott abbassa la leva. La scarica è di “soli” 1400 volt. Il corpo di Bartolomeo Vanzetti si inarca per tre volte. È ancora vivo. Seconda scarica. Dopo uno spasimo che ai testimoni sembra interminabile, il condannato cessa di vivere. L'unico giornalista presente, Playfair dell'Associated Press, è sconvolto, e scrive sul suo taccuino: “Perché immettere una corrente così bassa, quando si poteva risparmiare questa raccapricciante sofferenza?”.
Si è appena conclusa una delle più controverse vicende della storia giudiziaria statunitense, durata sette anni e destinata a sollevare sdegno e proteste per molti decenni.

“Ribelli!” di Pino Cacucci è un libro emozionante. Raccoglie tredici storie di ordinario utopismo, che non è quell'utopismo che vuole cambiare il mondo; durante la lettura del libro, però, ti senti anche tu un inguaribile utopista, e ti ecciti perché vorresti esserci tu al posto di quei protagonisti le cui azioni e parole gli hanno consentito di essere dei piccoli grandi e, senz'altro, morire col cuore pieno d'orgoglio. Le tredici storie s'intitolano:
  1. Silvio, Iris e Adriano
  2. Quico
  3. Un debito dimenticato
  4. Mimma
  5. Tamarita
  6. Il Serpente Nero
  7. Sarà una risata...
  8. Alexandre-Marius Jacob, il vero Arsenio Lupin
  9. Nicola & Bartolomeo
  10. Argo l'Ardito
  11. Jack e Pancho
  12. Tupac Amaru
  13. Jim